14 luglio 2009

Sciopero? Usiamo i termini adatti.

Bene io non sciopero. Non potrei per una questione linguistica. Nemmeno i tanti che hanno aderito allo "sciopero" stanno scioperando difatto pubblicando il loro post che afferma lo sciopero. Non si è capito niente? Ricomincio.
Io sciopererei se questo fosse il mio lavoro retribuito e se ci fosse una scorrettezza sulla regolamentazione del mio lavoro. Bene, questo non è il mio lavoro, quello di blogger dico, non guadagno nè di pubblicità adsense, nè tanto meno qualcuno mi sovvenziona. Credo anche che non sia il lavoro, quello di blogger, di tanti altri scrittori di piccoli (nel senso di poco famosi) blog che aderiscono allo sciopero. Soltanto perchè i giornalisti (la categoria toccata dal ddl Alfano) avevano lanciato lo sciopero per oggi e poi rimandato, e qualche giornalista che fa il blogger aveva rilanciato l'idea di scioperare sulla rete, ecco che tutti i blog che ne hanno sentito parlare e ai quali sta a cuore il tema, sciopera.
Ho capito, state calmi. Se siete arrivati a leggere questa riga imprecando e inveendo contro di me, è normale, ma perchè non mi so spiegare. Quello che tengo a sottolineare è il termine utilizzato: Sciopero. Ora a meno che non siate quei giornalisti di cui sopra che gestiscono un blog e ci campano, o abbiate un blog redditizio che vi permette di fare solo il mestiere di blogger, quel termne va più che bene. Ma un blog come il mio, un blog piccolo, che conta tre lettori certi, dal quale non ricava nulla anzi ci spendo i soldi della connessione per scriverci, che cazzo sciopera a fare? La sola cosa che può fare è protestare e continuando a scrivere secondo le necessità, il temnpo disponibile, la voglia di dire cazzate. Il termine per me adatto è Protesta.

Questo blog protesta contro il ddl Alfano che limita la libertà di informazione.

La frase attesta che sono comunque indignato nonostante non mi tocchi nell'aspetto economico nè lavorativo.

Protesto perchè se anche questo blog dovesse riportare notizie o esprimere delle opinioni anche dure su qualche personaggio pubblico e qualcuno mi chiedesse di rettificare e io non lo faccio mi multano di migliaia di euro.
Ora immaginate se a me , quando sono con degli amici, in un luogo anche pubblico, che sò un bar, mi venisse da dire: "sai, dopo la sua ultima uscita, sono sempre più convinto che Berlusconi sia un coglione testa di cazzo". Ora qualcuno mi potrebbe chiedere di moderare il tono, altri di approfondire il discorso, ma quello che non possono chiedermi, e che anche se lo chiedessero non gli darei ascolto, è rettificare la frase magari con un politicamente corretto: "sai Berlusconi è un grande politico, ma a volte secondo me sbaglia". E mettiamo che non rettifico la frase detta a voce in un bar ai miei amici, che succede? Arriva la polizia segreta e mi multa per cospirazione sovversiva? Certo che no. Quindi il problema non è quello ch si dice ma l'eco che ha quello che si è detto.
Perchè, se posso esprimere liberamente (ancora per poco) la mia opinione con un pò di amici, non posso farlo sul mio blog che viene letto da tre persone certe? A chi dei poteri forti gliene importa? Gli importerebbe se avessi un grande seguito.
Mettiamo caso di avere un grande seguito, perchè non potrei esprimere la mia opinione, anche dura, ma pur sempre basata su dati di fatto? Cioè le lggi che regolamentano la diffamazione, la calunnia ci sono gia e si applicano anche agli scritti su internet.
Perchè allora quest giro di vite, questa ulteriore limitazione? A causa del potere della rete e del suo futuro potenziale. Internet prende sempre più seguito, diventa un media potentissimo quasi con il risalto degli altri, se non più grande; inoltre è un media che fa qualcosa che gli altri non fanno: rendono protagnista l'utente che può interagire e crearsi un proprio spazio virtuale, una propria visibilità. Allora è chiaro l'intento dei potenti di turno, che non sono però i media concorrenti (la televisione, la radio, l'editoria), ma coloro che hanno gia le mani su questi media concorrenti e li gestiscono per i propri tornaconti influenzando le masse con le loro opinioni, tartassandole con la loro immagine e proponendogli il nulla informativo a fronte dell'intrattenimento con programmi spesso fuorvianti e mistificatori della realtà.

Con in pugno i media hanno in pugno le masse.

La rete è o spiraglio che ci è rimasto perchè la nostra opinione possa ancora contare qualcosa. Loro non vogliono lasciarci questo potere, perchè ne vogliono l'esclusiva.

Allora protesto!

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