In data odierna si tiene a Roma questa manifestazione di cui ne sento parlare per la prima volta e che pubblico visto la contemporaneità con la notizia della possibile legalizzazione in California della Marijuana.
Il sito ufficiale è questo http://www.millionmarijuanamarch.info/
Ecco alcuni punti salienti che si riscontrano nel suddetto sito:
La million marijuana march è un'iniziativa mondiale lanciata nel 1999 dal sito statunitense http://www.cures-not-wars.org/.
l'Italia partecipa con Roma all'iniziativa mondiale che, partita dalle poche decine di città del 1999, coinvolge ormai più di 300 città su tre punti rivendicativi da sempre uguali in tutto il mondo: 1) fine delle persecuzioni per i consumatori. 2) diritto all'uso terapeutico della Cannabis per i Pazienti 3) diritto a coltivare liberamente una pianta che è parte del patrimonio botanico del Pianeta. In sintesi riteniamo che: la coltivazione della cannabis sia un DIRITTO NATURALE (come per il basilico o il prezzemolo), acquisito al momento della nascita sul Pianeta Terra, come respirarne l’aria, bagnarvisi nei mari, berne le acque, calpestarne il suolo ecc. Il patrimonio botanico dell’intero pianeta appartiene al genere umano, qualsiasi tentativo di privatizzarne, brevettarne o vietarne anche solo una parte è un furto a all’umanità intera.
Dall’entrata in vigore del D.L. 49/06 è un progressivo riempimento delle patrie galere di consumatori e consumatrici beccati con qualche canna o piantina, mentre nei posti dove prima si trovava erba o fumo (bar, muretti, giardinetti ecc.) ora sono di gran lunga più facilmente reperibili droghe pesanti, soprattutto cocaina ( ma anche l'eroina, consumo obsoleto che credevamo relegato agli anni '80 e in via d'estinzione). Ciò è dovuto al fatto che le condanne per chi è beccato con pochi grammi di erba o altro, sono identiche, ma i profitti sono ovviamente maggiori per chi spinge coca. Anzi, i rischi per chi decide di autoprodurre il proprio consumo autocoltivandosi le proprie piante sono addirittura maggiori di chi spaccia per professione, dato che l’autocoltivazione è equiparata alla produzione di “droga”, come se avere alcune piante e una raffineria fossero la stessa cosa.
Il proibizionismo non è altro che la tassa sul consumo di sostanze illegali che governi collusi o conniventi con le narcomafie pongono sulla pelle di milioni di consumatori/trici, in favore del narcotraffico gestito da mafia, ‘ndrangheta e camorra a cui è di fatto affidato il monopolio dell’importazione, produzione e distribuzione delle sostanze illecite. Ogni pianta, ogni grammo di erba autoprodotta sono denaro sottratto ai signori del vapore, difendere le ragioni del proibizionismo significa difendere gli affari dei mafiosi.
Sostenere il proibizionismo è non solo antietico, dato che favorisce gli affari delle narcomafie, ma anche pericoloso per la salute pubblica, dato che non è possibile alcun controllo qualitativo e ciò getta milioni di cittadini/e nelle mani di mercanti senza scrupoli, la cui unica legge è il profitto.
Termine delle citazioni. Come già detto nel post precedente, per me, il proibizionismo è controproducente. Detto questo ci dovrebbero essere delle altre leggi connesse alla liberalizzazzione che tengano comunque conto degli effetti che una droga ha sull'organismo e che ne limitino l'abuso.
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