6 ottobre 2010

Una sera al cinema

Ieri sono andato al cinema.
Eravamo pochi in sala, 11 me compreso.
In questo cinema non mettono pubblicità prima del film: schermo bianco sino a quando non inizia; la qual cosa apprezzo molto anche se un po' di coming soon ci poteva pure stare, eh.
In compeso se gli spettatori parlano, è facile sentire anche i bisbigli, accentuati ancor più dalla irrisoria presenza di persone. A parlare era solo una coppia dove una ragazza sussurrava una filastrocca al ragazzo. Successivamente una donna risponde al telefono alla chiamata del suo avvocato (alle 20.10). Però in sala i cellulari non prendono (l'avevo già notato prima) quindi la telefonata diventa una sequela di "pronto! mi sente?" ad alta e stridula voce che si ripete per cinque sei volte sino a quando per la gioia delle nostre orecchie la signora in questione decide di uscire dalla piccola sala. La raggiunge una nuova chiamata quando è sulla porta d'entrata/uscita, e poichè pare che li prendesse benissimo, si ferma a parlare là facendoci sentire la sua chiamata in cui scopro, assieme ai presenti in sala, che con l'avvocato sta trafficando per un cambio di intestazione della proprietà di un immobile del quale nessuno, e dico nessuno, deve sapere che avverrà, a parte loro. Chiude la chiamata incitando l'avvocato a tenere "duro" che i soldi arriveranno, ripetendo queste due cose più volte prima di sottolineare che adesso c'è la crisi e che non si può fare prima.
Ma perchè sto raccontando questa cosa? Per quello che avviene dopo.
Entrano le ultime due coppie per completare gli 11. Una di queste si siede sulla fila della signora di prima.
Il film non era iniziato, schermo sempre bianco, la coppia chiacchera di cose sue ad un tono accettabile, infatti non seguo la discussione,  ma a quanto pare per la signora di prima non va bene chè gli domanda con tono intimidatorio se per caso avessero intenzione di parlare anche durante la proiezione del film. Uno dedi due si risente e chiede gentilmente se per caso stessero già dando fastidio sentendosi rispondere, sempre da lei: "PARECCHIO!"
A questa esclamazione poteva succedere il parapiglia, invece si assiste alla seguente reazione dei presenti: la coppietta accusata di arrecare fastidio si ammutolisce, l'intera sala (i restanti 7) si voltano verso i tre puntando con lo sguardo soprattutto la donna accusatoria; io mi copro il volto con una mano esclamando dentro di me un "oddio" di incredulità e nel frattempo rido sommessamente per la paradossalità della situazione: da che pulpito quella donna pretendeva il silenzio in sala quando con una telefonata ci ha fatto sapere tutti i cazzi suoi? La gente sta male.
Infine cesella il tutto chiudendo il discorso esclamando ad alta voce che voleva strsene da sola e in un po' in pace che per questo era venuta lì.
Ci scusi, glielo chiedo a nome di tutti anche di chi non ha spiccicato parola e si è sorbito una situazione della sua interessantissima vita privata. Comunque grazie per l'esilarante siparietto anche se un cat-fight sarebbe stato perfetto, pazienza.
Inizia il film. Finalmente. Poi finisce, ovviamente. Durante la proiezione indovinate chi era che pensava di essere da sola in sala commentando di tutto tra sè e sè ma impossibile da non sentire e che aveva la risata più fastidiosa tra gli spettatori? Si, lei.

Ah, il film era "La pecora nera", regia di Ascanio Celestini: il film più interessante della settimana, dopo il sensazionale "Inception" che ho prontamente visto, appena uscito, la settimana scorsa. Ah, e c'è anche "La Passione" tra i film che incito ad andare a vedere.

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